martedì 22 febbraio 2011

Il dramma di chi scrive sui muri

Ammettiamolo: chi, almeno una volta, non ha pensato alle scritte sui muri con un pizzico di curiosità?

Raramente, infatti, si trovano frasi di senso compiuto, siano esse prese di posizione politiche, dichiarazioni d'amore, manifestazioni di inquietudine, pensieri metafisici...

Il più delle volte ci si imbatte in sigle, acronimi, strani arabeschi, contorti ghirigori.


E allora uno si chiede: ma cosa significheranno queste quattro lettere? Cosa vorrà dire, questo segno misterioso?

Qual pensiero ha mosso la mano dello scrittore? Che concetto ha voluto far uscire dalla bomboletta?

A chi rivolge il suo messaggio? Alla società tutta o a un ristretto gruppo di iniziati che hanno la fortuna di parlare un codice arcano di cui a noi, comuni mortali, sfuggono gli elementi essenziali?

Purtroppo, però, la realtà ci riporta con i piedi per terra.

Sarebbe bello, infatti, pensare che tra noi ci sia una nuova generazione padrona di un linguaggio innovatore ed espressivo.

Le cose stanno diversamente.

Guardiamo il risultato dello sforzo di uno scrittore sui muri che ha voluto cimentarsi in un messaggio di tolleranza e amicizia.

Oppure vediamo cosa produce un suo simile che intende proporre il suo punto di vista sulle istituzioni che governano il paese.

O, ancora, uno che più audacemente si cimenta nell'uso della lingua straniera per eccellenza, l'inglese.

Dobbiamo prenderne atto, tristemente. Questi esseri non hanno un codice evoluto ma, al contrario, trasferiscono sulle mura i suoni gutturali di cui sono capaci. Ogni volta che provano a usare un linguaggio evoluto, falliscono miseramente.

Un po' come un bambino di pochi mesi che però, al contrario di questi mentecatti, è destinato ad evolvere.

P.S. queste foto sono state scattate a Roma e a Torino: le due capitali continuano a essere unite da un filo indissolubile.

lunedì 7 febbraio 2011

Torino, prima in Europa!

Chi amministra Torino, ogni due per tre, dichiara che siamo primi in Europa per una cosa o per l'altra.

E siccome noi torinesi non facciamo chiacchiere, ecco arrivare un nuovo primato: l'Unione europea ha fissato un numero massimo di giorni in cui - in un anno! - l'inquinamento può superare un certo limite e Torino lo sta superando.

Non siamo neppure a metà febbraio... Chi è stato più veloce di noi?

Dare la colpa agli ammi-
nistratori è giusto ma è fin troppo facile.



Noi cittadini qualche responsabilità ce l'abbiamo?
 
Abbiamo una ZTL ridicola (3 ore al giorno, 5 giorni su 7) eppure ce ne si lamenta in continua-zione.

La rete ciclabile è ai minimi termini (le strisce per terra non valgono granché, soprattutto se ci si può impunemente parcheggiare sopra) eppure molti automobilisti si lamentano della presenza dei ciclisti.

Insomma, va bene che noi torinesi vogliamo primeggiare su tutto, ma cerchiamo di perdere almeno la pole position dell'inquinamento.