Ammettiamolo: chi, almeno una volta, non ha pensato alle scritte sui muri con un pizzico di curiosità?
Raramente, infatti, si trovano frasi di senso compiuto, siano esse prese di posizione politiche, dichiarazioni d'amore, manifestazioni di inquietudine, pensieri metafisici...

Il più delle volte ci si imbatte in sigle, acronimi, strani arabeschi, contorti ghirigori.
E allora uno si chiede: ma cosa significheranno queste quattro lettere? Cosa vorrà dire, questo segno misterioso?

Qual pensiero ha mosso la mano dello scrittore? Che concetto ha voluto far uscire dalla bomboletta?
A chi rivolge il suo messaggio? Alla società tutta o a un ristretto gruppo di iniziati che hanno la fortuna di parlare un codice arcano di cui a noi, comuni mortali, sfuggono gli elementi essenziali?
Purtroppo, però, la realtà ci riporta con i piedi per terra.

Sarebbe bello, infatti, pensare che tra noi ci sia una nuova generazione padrona di un linguaggio innovatore ed espressivo.
Le cose stanno diversamente.

Guardiamo il risultato dello sforzo di uno scrittore sui muri che ha voluto cimentarsi in un messaggio di tolleranza e amicizia.

Oppure vediamo cosa produce un suo simile che intende proporre il suo punto di vista sulle istituzioni che governano il paese.
O, ancora, uno che più audacemente si cimenta nell'uso della lingua straniera per eccellenza, l'inglese.
Dobbiamo prenderne atto, tristemente. Questi esseri non hanno un codice evoluto ma, al contrario, trasferiscono sulle mura i suoni gutturali di cui sono capaci. Ogni volta che provano a usare un linguaggio evoluto, falliscono miseramente.

Un po' come un bambino di pochi mesi che però, al contrario di questi mentecatti, è destinato ad evolvere.
P.S. queste foto sono state scattate a Roma e a Torino: le due capitali continuano a essere unite da un filo indissolubile.