mercoledì 24 febbraio 2010

La fisica della finestra

Broken Windows è il titolo di un articolo comparso sul numero di marzo 1982 di "Atlantic".

I due autori, James Q. Wilson e George Kelling affrontano il problema della sicurezza, basandosi su ricerche condotte in grandi città americane.

"A livello di comunità - scrivono i due criminologi - disordine e crimini sono collegati in modo inestricabile, in una sorta di sviluppo sequenziale [...] se in un palazzo vi è una finestra rotta che non viene riparata, presto anche tutte le altre finestre saranno rotte".

"E questo - sostengono - vale tanto in un quartiere elegante quanto in uno povero [....]. Lasciare una finestra rotta consiste nel mandare il segnale che a nessuno gliene importa e dunque se ne possono rompere altre a 'costo zero".

L'articolo smonta l'argomentazione di chi crede che la movida sia l'alternativa a degrado e delinquenza. Al contrario.

Quel modo di pensare la movida come l'apertura di un numero enorme di locali senza tener conto di ciò che un quartiere può sopportare, la possibilità di far casino e consumare alcool in qualunque momento della notte, manda un messaggio molto chiaro: non esiste e non deve esistere alcun limite.

Non a caso, la 'bella vita notturna' porta con sé comportamenti illeciti, come dimostrano i frequenti problemi di ordine pubblico ai Murazzi e il consumo di droga in cui Torino primeggia.
 
Ma Wilson e Kelling, in Finestre rotte, dicono anche altro. Dicono che i cittadini devono sentirsi responsabili dell'ambiente in cui vivono. Certo non potranno mai sostituirsi alle autorità, non ne hanno il potere e non devono averlo.

Ma devono reagire, perché se non lo fanno stanno dicendo che accetteranno ogni cosa.

Se la si tollera l'affissione abusiva aumenterà.

Se si lasciano le scritte sui muri, i palazzi ne verranno presto sommersi. Se si tollera un locale rumoroso aperto sino alle 6 del mattina, ne arriverà un altro.

Come reagire? Le petizioni vanno bene, anche se - lo vedremo in un prossimo post - il sindaco Chiamparino non è che le consideri granché.  Ma bisogna fare altro: mettersi in rete, prima di tutto.

Vivendo in centro stiamo diventando un po' tutti esperti di 'fisica della finestra'. Parliamo di 'taglio di decibel' con la competenza di un ingegnere del suono. Non abbiamo alternativa: la notte abbiamo bisogno di dormire, non è un lusso.

Ma oltre alla finestra della nostra camera da letto dobbiamo occuparci anche di quelle 'lasciate rotte' per la strada.

domenica 21 febbraio 2010

"Per ogni cosa c'è il suo momento". Forse.

A sentire i giornali, su come affrontare il problema della sicurezza ai murazzi e dintorni, Sindaco e forze dell'ordine hanno ricette diverse.

Il primo dice "Poliziotti, vi diamo lo spazio di cui avete bisogno: venite qua e presidiate la zona".

I secondi replicano "Sindaco, anche se lei ci dà lo spazio, non è che abbiamo tutti 'sti agenti a disposizione. E anche li avessimo, come caspita potremmo intervenire in mezzo a tale confusione?"

Altre soluzioni? Viglianti privati, ad esempio, purché li paghino gli esercenti.

E non lasciare aperti i locali tutta la notte, per decongestionare un po' il tutto? Chiamparino dice che lo farà proprio solo se costretto. Non crede funzioni.

"Se i locali chiudono, la gente non va a casa, ma si sposta in altre parti della città, dove i problemi saranno amplificati", spiega il primo cittadino.

Sindaco, mi creda: la gente segue i locali. Se ne lascia aprire ovunque con orario illimitato, ha ragione Lei: viene su un casino.

Ma davvero, c'è una soluzione! Lei può prendere il coraggio a piene mani e affermare che non c'è niente di male se, a chi vive in città, dopo le 2 della notte è concesso dormire.

Sia audace, e segua le indicazioni del Terzo Capitolo dell'Ecclesiaste, secondo cui c'è "il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo".

Non danneggerà la sua immagine di laico, gliel'assicuro.

giovedì 18 febbraio 2010

Un passo avanti?

Il 15 febbraio il Consiglio della Circoscrizione 1 ha votato all'unanimità la mozione "Disagio cittadini della zona di piazza Vittorio/Murazzi e vie limitrofe".

Vi si riconosce un disagio che dura da un decennio e che si traduce in inquinamento ambientale e acustico.

Che fare?

Già qualcosa è stato fatto, ricorda il testo approvato, con l'istituzione, nell'ottobre 2009, dello sportello Legalità e qualità della vita.

Ma la mozione chiede anche al Comune un unico referente in grado di affrontare la situazione nel suo complesso.

Che da quelle parti i probemi esistano, d'altra parte il sindaco sembra saperlo, come si evince da questo articolo.

Il guaio è che molti credono che 'la movida' sia una buona soluzione ai problemi di ordine pubblico.

Lo testimonia questa intervista, che si riferisce a San Salvario.

Le lamentele per schiamazzi serali vengono considerate un passo avanti rispetto alle tensioni di qualche anno fa.

In realtà, come raccontato da molte persone che hanno partecipato a questo incontro, nei dintorni di piazza Vittorio aggressioni e spaccio non mancano.

Pensare che l'integrazione passi attraverso il proliferare dei "locali di tendenza" forse è farla un po' troppo facile.

domenica 14 febbraio 2010

Le mura non bastano mai

Strano a dirsi, ma sembra che nelle nostre città non vi siano mura a sufficienza.

Questione di punti di vista, ovviamente.

Qui si assume quello dei simpaticoni che sui muri ci scrivono.

Lo spazio a loro disposizione non sembra mai sufficiente.

Così, in alcune città si sta cercando di reagire, come racconta questo articolo.

E a Torino? Niente.


"Non c'è un'emergenza che ci spinga a fare un'ordinanza", ha dichiarato al giornalista l'assessore all'arredo urbano Ilda Curti.

Le foto di questo post sono prese da una sola via di Torino (via Principe Amedeo).

Il concetto di 'emergenza' è sicuramente soggettivo.

Va bene, veniamo incontro all'assessore e diciamo che, a Torino, la situazione non è ancora disperata.

L'assessore, in cambio, potrebbe convenire che le "politiche alternative" portate avanti dal Comune di cui parla, non funzionano un granché.

Almeno per ora. In un prossimo futuro, chissà.

mercoledì 3 febbraio 2010

Come tener sveglia la gente?

E' molto semplice, vediamo un caso concreto.

In via Principe Amedeo fino a qualche tempo fa dormire era più semplice che in altre zone vicine.

Tra via delle Rosine e via san Massimo vi sono dei locali, ma intorno a mezzanotte di solito chiudono.

E' servito dunque un piccolo intervento: autorizzare una paninoteca, anzi una 'panozzoteca', a rimanere aperta per almeno tre notti alla settimana.

Un'alta percentuale di coloro che la frequentano urla, qualunque sia l'ora. I gruppi talvolta si lanciano in cori non esattamente stile Accademia di Santa Cecilia.

E' stato un successo. Da quando esiste la 'Mangiatoja', dormire in quel tratto di via Principe Amedeo è decisamente più difficile.

Il locale è ideale perché non ha uno spazio interno per gli avventori, che dunque schiamazzano in strada. Protestare con il gestore non serve, replica che non può certo controllare cosa fa la gente per strada (nel nostro paese si può sempre contare sull'inclinazione dei cittadini a non sentirsi mai responsabili di nulla).

Certo, se chi va in giro la notte smette di urlare, il tutto è vanificato. Ma questo non accadrà - se accadrà - prima di quattro o cinque generazioni.

Dunque, chi da quelle parti vive, si procuri molti libri, un bel televisore, si appassioni ai videogiochi.

Si convinca, come già ha dovuto fare chi abita in piazza Vittorio, che la notte non si dorme.

Ma perché bisogna tenere la gente sveglia, la notte?

Non ne ho idea.

Penso andrebbe chiesto all'assessorato al commercio, al turismo, alle attività produttive e al marketing urbano. Magari proveremo a farlo.